9 febbraio 2014
In TV danno “L’amore secondo Dan”, e l’amore secondo me com’è? L’amore deve tenere in considerazione le litigate e il sesso o deve essere solo quello che possono vedere tutti per strada? L’amore può chiudersi in se stesso per qualche ora ed essere autosufficiente, oppure ha bisogno dell’altro che lo tenga per mano in ogni momento? L’amore è quello delle coppiette felici i primi dieci giorni a scuola, oppure è quello delle coppie, sposate o meno, che restano insieme dopo anni anche se avrebbero meno capelli bianchi per lo stress delle litigate? L’amore può avere una faccia, oppure è solo quello divino di Dante “L’Amor che move il Sole e le altre stelle”?
L’Amore non è quella pietanza sciapa e indefinita che sembra servano in ospedale, e forse nemmeno lo si può trovare nelle esuberanti bollicine di un vino dolce; non è nella linea piatta dell’orizzonte, ma neanche nell’elettrocardiogramma di un tachicardico. Dov’è allora? Nelle vie di mezzo? Nel grigio gessato di un completo da uomo esposto nelle vie del centro? Nello smog delle nostre città affollate? Forse, invece, sta proprio nel rosso delle scatole di cioccolatini che tutti comprano a San Valentino, nei fiori che per una volta non finiranno sul freddo marmo di una tomba… magari lo si può trovare sia nell’ossessività di un compagno geloso che nella dimenticanza di uno con altri mille pensieri che gli frullano per la testa. Potrebbe essere qualcosa di tutto questo, oppure è proprio una di quelle righe di poesia mielosa. Sarebbe il colmo per me che lo vedo unicamente come un dovere nei confronti dell’altro, qualche artificio per star bene l’altro mentre a me pesa tanto. Lo vedo ancora come le urla arrabbiate di notte quando credevano che non avremmo sentito e non più negli abbracci a cui mi aggiungevo volentieri, non lo vedo nei baci perché non ne ricordo nemmeno uno. Lo vedo agli sgoccioli, consumato e logorato dagli anni e da un trasloco che non volevamo, lo vedo nella sua altra faccia dopo che ci si è stancati, nelle parole cattive e nell’indifferenza. Lo vedo solo nella sua versione matura e stanca, non negli sguardi felici dei giovani amanti che le canzoni lodano tanto, non nella dita intrecciate di chi passeggia per strada. E ho paura di arrivarci anche io, ho paura di crescere e non viverlo più.
18 marzo 2014
Pensavo all’Amore innocente oggi, quello del primo fidanzato alle medie o ai primi anni di superiori, pensavo al timore di essere sempre di parte, pensavo alla gioia semplice dello stare seduti vicini, vedere un film a casa senza che ci siano i genitori anche se si sa che oltre a un abbraccio e un piccolo gioco con le mani non si corrono pericoli. Mi sono pensata a fermare a come le cose diventino ovvie, di come ci si faccia l’abitudine, proprio io che all’inizio nemmeno ci credevo. E’ bello vedere che poi tutto l’ingranaggio si mette a girare senza quei suoni strani degli orologi antichi fermi da anni, come se le lancette dovessero impazzire da un momento all’altro, senza dare alcun preavviso se non il silenzioso avvertimento del tuo istinto che forse per una volta dovresti ascoltare.
14 maggio 2014
(The Scientist – Coldplay)
Dovremmo smetterla tutti di parlare e scrivere dell’Amore serio e maturo, esperto e senza i fuochi d’artificio accesi dal brivido dell’errore. Dovremmo iniziare a dirci qualcosa di quello pavido e imbranato degli adolescenti al liceo che, per quanto possano sentirsi al di sopra del resto del mondo, c’è comunque stata la spaventosa esperienza delle mani che tremano, la voce che manca così come il coraggio di guardarlo/a negli occhi.
Dobbiamo raccontarci della paura che questa volta è più vicina all’incertezza se va bene ora tenersi per mano, e cosa sta pensando oppure se va bene se lo/a bacio ora o forse devo aspettare la prossima volta, sperando che ci sia… questo? Che ne facciamo? Lo buttiamo fuori dalla finestra? Nessuno parla mai dei ragazzi senza secondi fini, quelli che ancora non credono che essere “bello e impossibile” sia l’unico modo per attrarre l’attenzione di una ragazza, quelli che leggono i messaggi otto volte prima di mandarli e poi comunque si danno dell’impulsivo, quelli che guardano il soffitto quando ti stanno parlando al telefono. Loro, gli impossibilmente dolci, i “ti chiamo tra dieci minuti, molla tutto”, quelli che aspettano l’autobus con te e per l’ultimo bacio perdono ancora una volta il loro; non abbiamo il cuore di rifiutarli, ma nemmeno sono quelli di cui i lettori si innamorano a prima vista. Hanno una risata meno studiata e la complicità nasce dopo pochi minuti, come un contagio mortale cui non si può sfuggire. Non importa che arrossiscano ancora, non davvero, vuol dire che non hanno eretto l’impenetrabile muraglia che crolla solo con decisi colpi di ariete.
Che ne facciamo? Se ne scriviamo siamo ovvi, se li lasciamo da parte la gente prova simpatia, ma niente più. Vogliamo cose realistiche, e pensiamo che la realtà stia nella cattiveria del mondo che ci costringe a cambiare almeno fuori… non capiamo che non ci sarà mai niente di più vero del loro tenerci tra le braccia a dispetto di tutti.
I ragazzi innamorati stanno in piedi perché li si veda!
3 dicembre 2014
La cosa dell’amore di noi adolescenti prossimi all’essere adulti è che passa diverse fasi: quella in cui noi non lo sappiamo, ma il resto del mondo sorride alla nostra ingenuità; quella in cui vogliamo convincerci che non sia vero, ma frutto di una alterazione dello stato naturale della nostra mente; quella in cui siamo totalmente persi e non vediamo che l’altro in ogni angolo, lo sentiamo in ogni sussurro; quella in cui ci assillano i dubbi, quella peggiore, quando non sai che fare e vorresti solo che non fosse capitato a te… prima o poi tutti arrivano alla fase dell’odio, che fosse amore corrisposto o meno, tutti arrivano a detestare chi per un tempo ci ha fatto così bene.
Siamo così teatrali nel fare le cose noi giovani, noi che siamo quasi adulti, noi che non sappiamo come o se arriveremo a domani, e ci perdiamo nelle piccolezze dei costumi di scena e la corretta intonazione della voce; noi adolescenti con la fretta che ci mangia non vediamo l’ora di crescere, noi adolescenti con la calma di tutto il mondo procrastiniamo le scelte che nessun altro può prendere per noi.
Abbiamo fretta di imparare, ma non vogliamo dover cominciare ad agire: amiamo i navigatori, sono la metafora perfetta, scegliamo la destinazione ma chi conosce meglio di noi la strada ci faccia pure da guida. Per un po’ saremo Dante che si stringe al suo Virgilio, finché possiamo faremo parlare gli altri e poi, con l’effetto sorpresa devastante di un vulcano che credevamo fosse sopito, entreremo sulla scena non più pubblicando i nostri pensieri sotto un nome d’arte, nascondendoci dietro un rumore assordante, ma pronunciando con orgoglio ogni singola sillaba.
Noi adolescenti quasi adulti ancora un po’ bambini vediamo ancora tutte le tonalità di grigio di questo mondo in chiaro-scuro, noi che non avremo mai un posto da chiamare nostro non abbiamo ancora neanche il coraggio di chiudere gli occhi e far finta che non sia vero, noi che vogliamo prendere le cose di petto e ci vergogniamo di fare una telefonata forse non conquisteremo il mondo, forse ci conformeremo al mondo… ma con calma, perché non abbiamo fretta.
4 dicembre 2015
Amore. Cosa sei, amore? Come ti si riconosce nella calca di emozioni? Cosa ti rende unico? Conosco la sintomatologia dell’amore, ne parlano così tanti. Cose se fosse una malattia, come se amare fosse qualcosa che non possiamo controllare; bugia, balla bella e buona: non posso perdere il controllo.
Amore, dove vai? In quali anfratti ti chiudi, nascosto nella polvere ad attendere pazientemente che tutto vada in tilt? Non ti fai scovare prima che sia troppo tardi per cacciarti fuori.
La gelosia, che io non capisco e forse non ho mai provato, è un mostro dagli occhi verdi. Tu invece, amore, che aspetto hai? Ti confondi da moltissimo tempo tra le tenebre quindi non puoi avere un colore molto sgargiante, o forse possiedi il mantello dell’invisibilità. Hai gli occhi di bragia come Caronte il traghettatore infernale, alla fine avete lo stesso compito.
Ma cosa fai? Come ti si riconosce? La sintomatologia dell’innamoramento è stupida, è quella dell’influenza o della paura. Sarai fiducia? Eppure c’è chi dice di amare anche dopo un tradimento. E’ una scelta? Ma come si fa a dire a qualcuno “ti amo”? Come lo decidi? Sconvolgente, travolgente, la cresta di un’onda perfetta. Potresti essere un lutto allora. Ironico che ti abbiamo raffigurato per secoli come un bambinetto paffuto, quasi innocente, che fa tenerezza. Non c’è niente di dolce in te! Niente di piacevole!
Sei lo scontrarsi continuo e ripetitivo di persone fino a quando non hanno smussato gli stessi angoli e possono camminare fianco a fianco senza ferirsi, sei il dolore sordo della delusione, sei il calore ustionante delle bugie. Quella più frequente è proprio il “ti amo”.
Siamo tanti piccoli masochisti con tendenze suicide, marionette e automi che cercano tutti il batticuore e le capriole dello stomaco. Con la febbre ottieni lo stesso risultato e a quella comunque c’è sempre rimedio quando ti sarai stancato.
Sei una bugia, un’allucinazione, una malattia, un arto fantasma che fa ancora male, una dipendenza inconsistente e leggera come l’aria. Abbi il coraggio di annunciarti, almeno saprò di cosa sto morendo.
21 maggio 2017
C8H11NO2 + C10H12N2O + C43H66N12O12S2
Come fanno le persone a innamorarsi o a dire di essere innamorate? Di cosa si innamorano? Come lo riconoscono?
Lo so, ci risono… parlo di nuovo dell’amore (quello romantico, con la A maiuscola); ma deve essere stagione perché tutta la gente che ho intorno non fa altro. E io? Io non capisco. Conosco la chimica, ma è come se il mio cervello rifiutasse assolutamente la combinazione di molecole, come se fossero portartici di peste!
Quindi? Come lo riconoscono le persone quando si accorgono che si sono innamorati? Non lo chiedo con amarezza o tristezza, solo solo confusa e curiosa (tanto per cambiare) e mi piacerebbe trovare una risposta che capisca e con cui possa un giorno identificarmi.
Dunque, il benedetto colpo di fulmine da cui non si rinsavisce appena non vedi più la persona come si trova? Come lo si distingue da un generico interesse? Quando ci si accorge che non si sta più parlando dell’Amore in astratto, ma riferendosi a una situazione concreta e tangibile… non a una persona immaginaria, ma a un individuo specifico? E poi, l’Amore è semplicemente (che poi non è neanche semplice ma va beh) sentirsi comfortable con qualcuno o è la continua sensazione di felicità e avere un sorriso stampato in viso quando pensi a quell’individuo? Quale è la spiegazione più logica? Se c’è una formula chimica, deve esserci anche della logica, checché ne dicano i libri!
Dovrei arrendermi perché una risposta univoca non c’è, ma il dubbio è un tarlo così noioso.